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MATERIALMENTE: LA SERIE DI MOSTRE ALLA TRIENNALE

Al Palazzo della Triennale di Milano arriva Materialmente #3 Biological Rules. Il terzo capitolo della serie di mostre che, con un totale di cinque appuntamenti, fino a marzo 2018, indaga il lavoro di giovani artisti/scultori capaci di rileggere in chiave moderna i materiali della tradizione.

Materialmente #3 Biological Rules - Beatrice Gallori

Dopo Materialmente #1 Porcellana che ha inaugurato la prima serie di mostre con le sculture pop di Francesco De Molfetta – in arte Demo – intrise di ironia, dissacrazione e matrice pubblicitaria per porcellane realizzate secondo la tecnica “Capodimonte”, è stata la volta di #2 Animali Incartati, (ancora visitabile fino al 7 gennaio 2018) dove sono protagoniste le sculture fluttuanti Papier Mâché di Alice Zanin e i suoi giochi di proporzioni e materia che richiamano alla mente l’identità di un fanciullino perduto. Il lavoro della Zanin è stato definito come uno zoo surreale e surrealista.

Mentre dal prossimo 10 gennaio e fino al 11 febbraio 2018, sarà la volta di #3 Biological Rules. Il terzo appuntamento della serie che presenta il lavoro dell’artista toscana Beatrice Gallori. Un percorso che si basa sul concetto di vita e di morte e tutta una serie di riflessioni quasi allo specchio, per via delle sensazioni date degli elementi rossi e riflettenti. La creatività della Gallori è da ricercarsi nel crocevia della cultura pop degli anni Ottanta da cui reinterpreta l’uso dei materiali lucidi e colorati e le sperimentazioni dello Spazialismo degli anni Sessanta, ma anche nell’arte concettuale, legata appunto alle scoperte della scienza e della biologia. Il risultato di #3 Biological Rules è come “un conflitto eterno tra la materia organica e quella inorganica, tra l’esuberanza miracolosa delle cellule e la fissità solida del composto privo di vita, tra la forma in fieri e quella solidificata, tra la sfera e il cubo, tra il caos e il cosmo, tra l’apollineo e il dionisiaco. Si gioca nell’interstizio tra queste diadi, il lavoro di Beatrice Gallori cioè nel punto in cui sembra che l’essere aggredisca il non essere, o che il non essere prevalga infine sull’essere”.

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