Jeson racconta “Che farei”, il nuovo capitolo del suo percorso

Che farei è il titolo del nuovo singolo di Jeson, cantautore romano classe ’98 che, tra sonorità intense e malinconiche, riflette sui legami che resistono al tempo e alle distanze, raccontando l’amore in tutte le sue forme, dalle relazioni improvvise alle amicizie scolpite nel tempo. Presentato in anteprima durante il suo Live Tour 2025, il brano nasce da un’urgenza emotiva: la necessità di proteggere ciò che conta davvero. T Con una scrittura autentica e una voce riconoscibile, l’artista prosegue il suo percorso nel solco del cantautorato contemporaneo, mescolando introspezione e quotidianità. Dopo i singoli Vagabondo e Me manchi da mori’, e la collaborazione con Marco Mengoni in Lasciami indietro, Jeson conferma la sua identità di cantastorie moderno, capace di trasformare emozioni e vissuti in istantanee musicali.
Kult lo ha intervistato.

“Che farei” parla di proteggere ciò che conta. C’è una persona o un ricordo che, se lo perdessi, sentiresti di perdere una parte di te?
Tutta le persone con cui ho costruito un rapporto solido nel tempo e amori che hanno lasciato un segno nel mio presente, passato e futuro grazie ai quali sono cresciuto.
Nei tuoi brani l’amore non è solo romantico, ma è anche amicizia, cura, presenza. Come definiresti oggi il tuo modo di raccontare l’amore attraverso la musica?
Io cerco sempre il modo non banale di raccontarlo, attraverso parole semplici riesco a dare delle immagini chiare a chi ascolta, lo definirei romantico, pungente e a tratti cinematografico.

Durante il Live Tour 2025 hai presentato “Che farei” in anteprima, anche sul palco del Red Valley. Quanto conta il live nella costruzione della tua identità artistica?
Era tanto che non suonavo su un palco e farlo questa estate mi ha riempito il cuore! Penso che cantare dal vivo le proprie canzoni sia il motivo per cui iniziamo a fare musica. Un artista non può sopravvivere senza e anche un pubblico di questi tempi sopratutto ne ha più bisogno che mai, voglio migliorare giorno dopo giorno, ci punto tanto a farmi conoscere anche da quel lato.
Hai collaborato con Marco Mengoni e scritto per altri artisti: cosa hai imparato da queste esperienze e come influenzano il tuo progetto solista?
Si, la mia carriera d’autore procede passo dopo passo parallelamente.
Mi sono divertito a scrivere per altri e sono cresciuto molto, sicuramente da quando scrivo per altri mi sono reso conto che esistono infiniti modi di raccontare qualcosa e che la semplicità è sempre la strada più giusta.

Nei brani come “La cura sbagliata” tocchi anche la salute mentale. Qual è stato il momento più buio del tuo percorso artistico e cosa ti ha fatto restare?
Io li vivo ancora i momenti bui, da un anno vivo a Milano mi sto ricostruendo una vita qua e devo dire che non è stato facile, in generale crescendo capisci che quei momenti fanno parte del vissuto e impari a capirli e magari qualche volta ad accettarli, chi cerca di evitarli secondo me non sa vivere.
“Che farei” segna l’inizio di una nuova fase del tuo percorso. Come immagini il prossimo capitolo della tua musica? C’è un’evoluzione sonora o emotiva che stai già esplorando?
“Che farei” è il terzo singolo di un progetto che uscirà a breve, su cui ancora non posso dire molto, il prossimo capitolo della mia vita è la vita stessa che lo scriverà per me, la dimensione sonora che sto esplorando è chiaramente questa, penso sia la direzione giusta ma chi lo sa un domani…
