“God Is a Woman”: il festival del femminismo torna a Milano con un’edizione “scomoda”

Dal 16 al 19 ottobre, Milano tornerà ad accogliere God Is a Woman, il festival del femminismo pratico che per la sua terza edizione sceglie di essere itinerante e ancora più radicale. Con il patrocinio del Municipio 2, il festival attraverserà diversi luoghi della città, dallo Spazio INTO di via Apelle all’ex chiesetta del Parco Trotter, fino a Leila e Frab’s Magazines, per dare voce a chi il femminismo lo pratica ogni giorno, tra arte, musica, attivismo e vita reale.
Il tema del 2025 è SCOMODƏ, un invito a esplorare figure e pratiche che mettono in discussione le narrazioni dominanti del femminile. “Scomodi sono i racconti che rompono gli schemi, scomode le voci che chiedono diritti, scomode le prospettive che aprono possibilità nuove”, spiegano le curatrici del festival. Un titolo che diventa manifesto: perché è proprio nello “scomodo” che si genera il cambiamento.
Alla base del progetto ci sono l’associazione culturale INTO e Local, un collettivo milanese nato dall’energia di una domanda semplice: cos’è local? Il suo collante è il funk: non solo un genere musicale, ma un linguaggio comune, un ritmo di aggregazione e libertà. Local vive di volume alto, vinili che girano, garage che diventano club, e di un suono che nasce dai quartieri di Milano e vibra fino a Hong Kong o New Orleans. È un collettivo che raccoglie e intreccia le culture di strada del mondo con la realtà urbana milanese, raccontando la città attraverso la sua gente, le sue contraddizioni e solidarietà.
In un anno segnato da tensioni globali sui diritti di genere, God Is a Woman si conferma uno spazio di confronto e azione collettiva, dove la scomodità diventa strumento di analisi e costruzione. Il programma intreccia arte, attivismo, corpo, parola e territorio, ospitando artiste, performer e pensatrici. Anche quest’anno parte del ricavato sarà devoluto all’organizzazione umanitaria AMURTEL – Ananda Marga Universal Relief Team Ladies, attiva nella Striscia di Gaza e impegnata nel sostegno a donne e bambini nelle zone di conflitto.
Vediamo insieme cosa offriranno le quattro giornate di God Is a Woman.
Giovedì 16 ottobre, lo Spazio INTO di via Apelle 4 ospiterà la mostra fotografica Scomodə di Sara Scanderebech, a cura di Futura Pagano: un racconto visivo e intimo che esplora la vulnerabilità e la forza dell’esperienza femminile. A seguire, il talk Una critica scomoda: le donne per la storia dell’arte, a cura di AltreMuse, con Sofia Schubert ed Edi Guerzoni.
AltreMuse
Venerdì 17 ottobre, presso l’ex Chiesetta del Parco Trotter di Rovereto, la giornalista Daniela Collu condurrà un talk corale con dieci donne che incarnano un femminismo “di rottura”, tra le quali Arianna Curti, Marina Boer, Anahita Matin, M¥SS KETA, Sarah Malnerich e Serena Bongiovanni. Una serata dedicata all’attivismo, alla politica e all’arte come strumenti di trasformazione.
M¥SS KETA
Quella di sabato 18 ottobre sarà una giornata dedicata a corpo, arte e archetipi. Alle 17.00, prenderà piede la presentazione del libro La Dea della Montagna di Michela Zucca; alle 18.00, un workshop di astrologia “scomoda” con Irene Rossi (Lumpa); e, alle 19.30, la serata VINSR BATTAGL GRAZ ALLA LR FGA, una stand-up comedy night tutta al femminile con Francesca Belmonte, Aurora Camilli, Giulia Pacchioli, Patrizia Emma Scialpi e Greta Cappelletti.
Aurora Camilli
Domenica 19 ottobre, sono previsit due appuntamenti. Alle 16.00, da Frab’s Magazines, nel quartiere di Porta Venezia, si terrà una lecture sul transfemminismo con Simona Coltello e Anna Frabotta. Alle 18.30, invece, da Leila, in via Termopili, ci sarà la proezione del cortometraggio Interlude – Mian Parde di Golzar Farzaneh e la mostra-asta benefica con opere di Pegah Abbaspour, Shadi Yousefi e Afsoongar, a cura di Soheil Raheli e Anahita Matin.

Frab’s
Con God Is a Woman, Local e INTO trasformano ancora una volta Milano in un laboratorio urbano di idee, diritti e creatività, dove la riflessione femminista incontra la musica, l’arte e la vita quotidiana. Un festival che non si limita a raccontare il femminismo, ma lo fa vivere — nelle strade, nelle voci, nei corpi e nei suoni della città. Perché il cambiamento, come il funk, si fa insieme. E soprattutto, si fa a volume alto.